12.10.09

 

Circolo femminista DonnaProletaria

17 ottobre 2009, inaugurazione del Circolo femminista DonnaProletaria

Ore 15.00, via Stadera 12, Milano

...perché noi tutte ci siamo conosciute in internet, lanciando segnali e messaggi che sono stati ricevuti perché eravamo sintonizzate sullo stesso ‘ricettore'.

Perché facciamo parte della "specie politica comunista e femminista", di quel brodo di coltura, cioè di quel movimento reale che è il comunismo, questo feto nel grembo del capitalismo, che cresce e che noi, da buone levatrici, vorremmo far nascere al più presto. Ma per nascere ci vogliono 9 mesi!

In quest'epoca di transizione in cui casualmente ci è dato di esistere, col nostro bisogno di ‘comunismo'...

Comunanza, vicinanza di intenti e sostegno, sono le uniche cose gradite.

Ti aspettiamo!

Tel: 3299754906

mailto: donnaproletaria@gmail.it
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Care compagne, propongo queste 8 tesi, a tutte coloro che vogliono aderire alla costituzione del circolo femminista di Milano, nel quartiere Stadera. Le tesi sono l'abc del nostro femminismo, il punto di partenza e di condivisione.

1) La violenza maschilista è la forma storica, in cui la crisi attuale del capitalismo si abbatte su noi donne. Tale violenza è fatta dal maschio per contrastare l’Autonomia femminile, il cui sviluppo farebbe precipitare la crisi della famiglia e della coppia, che si regge sulla la divisione sessuale del lavoro (ruoli) e sull'impalcatura patriarcal-capitalista, che garantisce al maschio, in quanto tale, forme di dominio sulla donna.

2) Ogni patriarcato, compreso quello capitalista, assegna al maschio in quanto genere dominante, un ruolo prevalente e di potere sulle donne. In qualsiasi classe la donna, è - di regola - inferiore all’uomo. La donna lavoratrice, in quanto salariata del capitale e serva nella domesticità (lavoro di cura gratis), soffre sia lo sfruttamento che l’oppressione. Se è di colore diverso dal ‘bianco’ soffre anche una forma particolare di oppressione, legata al suo sesso e alla 'razza' (sessismo razzista)

3) Il separatismo – storicamente – è stata l'unica organizzazione di lotta che le donne potevano darsi poichè discriminate dal sesso maschile per millenni. Da forma di opposizione, il separatismo si è fatto denuncia e forma di lotta organizzata in cui le donne hanno preso coscienza della loro inferiorizzazione.
   La ' seconda ondata' femminista (anni ’70) è il passaggio dalla lotta per l'emancipazione femminile alla lotta per l'Autonomia, un processo storico conflittuale col Maschile e col Capitale, ancora in corso, reso sempre più acuto e violento dall'acuirsi della crisi economica. Mettere in dubbio, osteggiare o credere che il 'separatismo' sia 'nocivo' al movimento delle donne, significa negare al sesso femminile oppresso una propria capacità di lotta o renderla ausiliaria a lotte ritenute più 'generali' e importanti che la 'liberazione' di metà del genere umano.
   In questa concezione, confluiscono razzismo, senso di superiorità maschile e autoritarismo patriarcale. Il separatismo è giusto e necessario ancor di più nel nostro periodo storico, in cui, mentre il proletariato si erge a soggetto della Storia, le forze che si richiamano al socialismo, considerano la nostra causa sempre in sottordine al 'problema di classe'.

4) La questione femminile riguarda tutte le donne, in quanto tali, perchè la donna come essere umano fu la prima a cadere in servitù e fu schiava prima che lo schiavo esistesse. Le donne di potere e borghesi sono tali in virtù della classe cui appartengono, non in quanto esseri sessuati femminili. In quanto tali, non stanno sullo stesso piano della loro controparte maschile ( si veda il 'caso' Lario/Berlusconi).

5) La donna proletaria è costretta, per la sua posizione economico-sociale nella scala più bassa della gerarchia sociale, ad una lotta di classe all'interno del genere (contro le borghesi) e ad una lotta di genere all’interno della classe, in quanto proprio nella classe proletaria, la discriminazione contro di lei assume le forme più odiose e crudeli.

6) Gli antagonismi e le divisioni non sono ‘creazioni della borghesia' (essa le sfrutta) ma derivano dalla divisione della società in classi e dei due sessi in ‘genere’. Il ‘genere’ è la struttura ideologica-culturale in cui si cristallizza, nella società di classe, l'inferiorità sociale della donna. Il binomio economico-ideologico su cui è costruita l'inferiorizzazione della donna è il patriarcato, il cui archetipo è la proprietà di una donna, da parte di un uomo.

7) La ‘sinistra' parlamentare e 'anti-parlamentare', sulla violenza maschilista non dice una sillaba che stia in piedi. Tra il meta-linguaggio della ‘violenza del capitale’ e il meta-linguaggio della cronaca sugli accoppamenti delle donne, non c'è differenza. Il raptus dell’assassino non è meno astratto della ‘violenza del capitale'.
   La violenza la fa l’uomo e non per interposta identità, il Capitale. Secondo la teoria della ‘cinghia di trasmissione‘ delle sopraffazioni, non si arriva mai al principio della violenza contro la donna.

8) Da Platone ai nostri giorni, il maschio è il sesso egemone della politica. Le donne nelle formazioni di ‘sinistra’ furono e sono intruppate in ‘classi differenziali’ (commissioni femminili ) per l’intelligenza diversa, non inferiore, forse eguale, ma che non si sa esprimere e deve essere etero-diretta e ‘istruita’ dal maschile, cui spetta il monopolio delle conoscenze nel 'partito-linea-scienza-educatore'. Molte donne sono inquadrate anche in base ad una rigida divisione dei ruoli all'interno di tali gruppi. Il sessimo politico imperante, quando non riesce a trasformarle in badanti dello 'zoo domestico del militante' (mogli dei mariti, amanti dei leader, madri di progenie rivoluzionaria) assegna loro ruoli di manovalanza (angeli del computer, lucciole della diffusione, api operose di 'cene sociali', mendiche alla caccia di 'sottoscrizioni' ecc) .
   Le più ribelli non potendo più fuggire volontarie in Africa o in India, come le sorelle degli anni '70, né ritirarsi in qualche convento a meditare sulla ‘differenza’, bollate di sindrome dissociativa e di 'parafrenismo politico' spesso, per 'resistere' in tali partiti maschili, devono darsi al Prozac.

Grazie, un abbraccio, emma.

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"La donna libera dall’uomo, tutti e due liberi dal Capitale"

(Camilla Ravera - L’Ordine Nuovo, 1921)

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Sciopero generale, subito!

Stop agli omicidi del profitto! Blocchiamo per un giorno ogni attività. Fermiamo la mano assassina del capitale. Organizziamoci nei posti di lavoro in comitati autonomi operai con funzioni ispettive. Vogliamo uscire di casa... e tornarci!

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