18.9.07

 

Due donne s'incatenano al Tribunale. "Il nostro ex ci perseguita, arrestatelo"


Mobilitiamoci contro la violenza di genere

Trento, sono state più volte molestate dall'uomo. Una settimana fa ha incendiato la casa di uno di loro. Arrestato, subito liberato. "Insufficiente la misura dell'obbligo di soggiorno in un'altra città". In agosto a Sanremo il caso di Luca Delfino.

Non vogliono fare la fine di Maria Antonietta e non vogliono un nuovo caso-Delfino. Chiedono di poter vivere sicure. E che la legge le garantisca da un fidanzato che ha già superato da un pezzo la molestia e l'insistenza(1). Tanto per dirne una, è un ex fidanzato che ha già bruciato la casa di una di loro. Per questo oggi due donne trentine, accomunate dal fatto di essere ex fidanzate di un uomo che continua a terrorizzarle, si sono incatenate davanti al tribunale di Trento: vogliono parlare con il magistrato che ha fatto scarcerare l'uomo e chiedere protezione alle istituzioni. L'uomo si chiama Silvano Schintu, attualmente lavora a Trieste dove ha l'obbligo di dimora dopo essere stato arrestato la settimana scorsa per l'incendio. Il giorno dopo però è stato scarcerato e le donne, Maria Elide Bondioli e Flavia Marchi, hanno paura. Entrambe hanno avuto in passato una relazione con Schintu: mesi terribili, raccontano, segnati da violenze fisiche e morali. L'ultima minaccia risale alla scorsa settimana: l'uomo ha dato fuoco all'appartamento di Flavia Marchi in via Zara a Trento. I vigili del fuoco hanno spento rapidamente le fiamme, ma i danni sono notevoli. Fermato dalla polizia, Schintu è stato portato in carcere, ma il giorno dopo è stato rilasciato. "Ma cosa deve fare, ammazzarci, prima che si accorgano di noi?" hanno detto le donne per le quali l'obbligo di soggiorno a Trieste non è in alcun modo una garanzia per la loro incolumità fisica. "Noi prigioniere della violenza che subiamo, Schintu Silvano libero", hanno scritto su un cartello esposto sulle scale del tribunale.

La protesta per ora ha ottenuto un risultato: un incontro con il vicequestore e uno con l'assessore provinciale alle politiche sociali. Il fatto è che il codice penale non ha gli strumenti per garantire l'incolumità di donne che sono perseguitate e molestate da fidanzati insistenti e aggressivi. La molestia e la minaccia, se anche diventano reali e non solo verbali, fisiche e non solo psicologiche, non sono punite con efficacia e con il tempismo necessario. In agosto una donna, Maria Antonietta Multari, 34 anni, è stata accoltellata e uccisa in strada a Sanremo da un ex fidanzato respinto, Luca Delfino. L'uomo era recidivo in quanto il principale sospettato dell'omicidio di Luciana Biggi, avvenuto un anno prima, un'altra sua ex da cui era stato respinto. Solo che la procura non aveva prove sufficienti per arrestarlo. Delfino, così, era a piede libero. E un anno dopo ha ucciso di nuovo. Nonostante le polemiche, la scelta della procura di non arrestarlo è stata giudicata in linea con gli indizi a disposizione e il codice penale.

(Repubblica online, 18 settembre 2007)
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(1) La legge, cioè l'attuale stato borghese-patriarcale, non potrà mai garantire le donne dalla violenza di genere. La vera garanzia risiede nella lotta autonoma delle donne (organizzazione, autodifesa, mobilitazione, ecc.) contro la violenza maschile, il capitale e il suo stato. Ciò non significa che sia inutile, nell'ambito di questa lotta, proporre e sostenere una legge speciale contro la violenza di genere (del tipo ad es. di quella spagnola). Anzi, potrebbe essere un primo obbiettivo aggregante e mobilitativo.

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ciao mujeres libres
 
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"La donna libera dall’uomo, tutti e due liberi dal Capitale"

(Camilla Ravera - L’Ordine Nuovo, 1921)

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