19.5.14

 
FEMEN

Le Femen si stanno estendendo in parecchi paesi, dall'Ucraina alla Francia, dalla Spagna alla Germania, dal Quebec ad Israele, ecc. Chi sono e cosa vogliono?

Il nucleo originario, sorto nel 2008 a Kiev (Ucraina) e composto da Anna Houtsol, Oksana Chatchko e Sacha Chevtchenko, si è formato sui testi marxisti (ivi compreso il Capitale I e II Libro) e, soprattutto, Bebel, La Donna e il socialismo. Inna Chevtchenko si è aggiunta l’anno dopo, nel 2009. In quel periodo il presidente era Iouchtchenko, con primo ministro Ioulia Timochenko, eredi della “rivoluzione arancione”. Il nome Femen deriva dal latino femur (coscia). I tratti distintivi di una Femen sono: il topless; una corona di fiori sulla testa; delle scritte sul torso nudo. Il loro logo è la lettera cirillica indicante la F, la cui forma imita quella del genitale femminile. La loro azione consiste in una sorta di flash mob, di fronte a giornalisti, fotografi e cameramen pre-avvisati. Il seno nudo è divenuto il loro simbolo dopo che le prime loro uscite “vestite” non avevano destato alcun interesse da parte della stampa, ed erano passate quindi inosservate. Il seno è diventato, cosi’, un’”arma di lotta”, e il corpo nudo (dalla cintola in su’) un “manifesto vivente”.

L’obbiettivo strategico è “la vittoria totale sul patriarcato”. Gli obbiettivi tattici sono: la dittatura, l’industria del sesso, la Chiesa, in quanto "istituzioni fondamentali del patriarcato". "Ogni regime dittatoriale il quale crei delle condizioni di vita intollerabili alle donne, in primo luogo quello degli Stati islamisti teocratici che praticano la sharia e altre forme di sadismo nei confronti delle donne, va immediatamente abbattuto". "La prostituzione va totalmente sradicata, in quanto è la forma piu’ brutale di sfruttamento della donna, mediante la criminalizzazione dei clienti e degli imprenditori di questo commercio di schiavi". "Separazione assoluta della Chiesa dallo Stato, con il divieto di ogni ingerenza delle istituzioni religiose nella vita civile, sessuale e riproduttiva della donna moderna".

Le Femen propagandano, inoltre, la "nuova sessualità femminile rivoluzionaria, in opposizione all’erotismo e alla pornografia patriarcali": quasi nessuna femen è sposata; hanno rapporti liberi, talvolta plurimi (Oksana dice di avere 3 o 4 amichetti…).

Le loro azioni, infine, sono definite come “sextremismo”, cioé "la sessualità femminile che insorge contro il patriarcato incarnandosi in azioni politiche estreme di azione diretta". "Lo stile sessista delle azioni è un mezzo per distruggere l’idea patriarcale della predestinazione della sessualità femminile, a favore della sua grande missione rivoluzionaria". "Le forme di azione sextremiste non autorizzate esprimono il diritto storico delle donne a protestare in tutti i luoghi e in ogni momento, senza dover coordinare i propri movimenti con le strutture patriarcali dell’ordine pubblico. Il sextremisno è una forma non violenta, ma molto aggressiva di azionismo".

Il gruppo, dopo aver sperimentato le prime azioni dimostrative a Kiev contro la prostituzione ("l'Ucraina non è un bordello"), ha manifestato a Minsk (Bielorussia) nell’estate del 2011 (contro il dittatore locale), ove hanno rischiato la vita; e, in ottobre, a Parigi contro Dominique Strauss-Kahn; poi, a novembre, a Roma, contro Berlusconi e, a piazza San Pietro, contro il Papa; nel dicembre 2011 a Mosca (contro Putin). Poi a Davos (Svizzera) nel gennaio 2012, in occasione del Foro economico mondiale; ecc. Queste azioni hanno suscitato curiosità e interesse presso molte giovani di altri paesi, al punto che il movimento Femen conta ora sedi in diversi paesi: Francia, Germania, Spagna, Olanda, Svezia, Quebec, Israele ecc. La sede principale è, al momento, a Parigi, ove si trovano Inna (che è divenuta la leader del gruppo), Oksana e Sacha (Anna è in corso di trasferimento dalla Svizzera, ove aveva chiesto asilo politico, rigettato). Tutte, sono dovute fuggire dall’Ucraina in quanto per loro la vita in loco era divenuta impossibile per le persecuzioni poliziesche e dei servizi segreti.

Inna è molto ambiziosa (lo dichiara lei stessa che voleva diventare parlamentare...). Per lei il nemico principale sono le religioni, non il capitalismo. Questo, credo, potrebbe spiegare le sue ambiguità sul terreno politico (simpatia per i "rivoltosi ucraini" di Euro-Majdan senza troppe distinzioni, e un tale odio verso la Russia di Putin che la spinge nelle braccia del nazionalismo borghese). In generale, le Femen si sono auto-definite "femministe pop" (Inna), oppure per metà femministe e per metà "attiviste" (come movimento artistico) (Oksana). In pratica, siamo nell'ambito di un movimento di protesta femminile, estremamente aggressivo e provocatorio ma sostanzialmente pacifico, contro le dittature del patriarcato, le religioni, e la prostituzione femminile. Sono ammirevoli per il loro coraggio e la ferma determinazione nell'azione a difesa dei diritti delle donne. Restano ambigue sul piano politico, e sarà su questo piano che si giocherà il loro futuro prossimo venturo.

(Fonte: Femen, a cura di Galia Ackerman, ed. Calmann-Levy, 2013, in francese, traduzione Sami Behare.)

Etichette:


2.5.14

 

Friedrich Engels: L’origine della famiglia della proprietà privata e dello Stato (1884)

Stralci sull'origine dell'oppressione femminile
(Le parti tra parentesi quadre sono nostre.)

Secondo la concezione materialistica, il momento determinante della storia, in ultima istanza, è la produzione e la riproduzione della vita immediata. Ma questa è a sua volta di duplice specie. Da un lato, la produzione di mezzi di sussistenza, di generi per l’alimentazione, di oggetti di vestiario, di abitazione e di strumenti necessari per queste cose; dall’altro, la produzione degli uomini stessi: la riproduzione della specie. Le istituzioni sociali entro le quali gli uomini di una determinata epoca storica e di un determinato paese vivono, sono condizionate da entrambe le specie della produzione; dallo stadio di sviluppo del lavoro, da una parte, e della famiglia, dall’altra. Quanto meno il lavoro è ancora sviluppato, quanto piu’ è limitata la quantità dei suoi prodotti e quindi anche la ricchezza della società, tanto piu’ l’ordinamento sociale appare prevalentemente dominato da vincoli di parentela. Tuttavia sotto questa articolazione della società fondata su vincoli di parentela si sviluppa sempre piu’ la produttività del lavoro e con questa si sviluppano la proprieta’ privata e lo scambio, le disparità di ricchezze, la possibilità di utilizzare forza-lavoro estranea e insieme la base di antagonismi di classi: nuovi elementi sociali che nel corso di generazioni si sforzano di adattare l’antica costituzione sociale alle nuove condizioni, finché alla fine la incompatibilità dell’una con le altre provoca un completo rivolgimento. L’antica società fondata su unioni gentilizie salto’ in aria nell’urto con le nuove classi sociali sviluppatesi, e al suo posto subentro’ una nuova società, che si compendia nello Stato, le cui unità inferiori non sono piu’ unioni gentilizie, ma associazioni locali, una società in cui l’ordinamento familiare viene interamente dominato da quello della proprietà e nella quale si dispiegano liberamente quegli antagonismi e quelle lotte di classi di cui consta il contenuto di tutta la storia scritta fino ad oggi. (p.33-34, E.R. 1963-2005 ).
Continua a leggere...»

Etichette: , ,


 

FeMan

E' nata la pagina Facebook, sofferta, di FeMan, la parte femminile dell'uomo che mette alla berlina il suo maschilismo il suo sessismo e i suoi residui patriarcali. Vai al link: FeMan

Etichette:


15.11.10

 

Il ruggito della leonessa


Presso la sede del circolo femminista “Il ruggito della leonessa” (Donna proletaria), in Milano via Stadera n.12, si terrà sabato 20 novembre dalle ore 16,00 alle 19,00 un incontro-dibattito per discutere e preparare una iniziativa pubblica contro la violenza maschilista, da tenersi preferibilmente il sabato 27 successivo.

Partecipate numerose! Per contatti, su Facebook http://www.facebook.com/group.php?gid=110343015654110 o tel. a Emma (3299754906).

La leonessa, dea di collera e affermazione di Sè: “Brucio e fumo e lancio coltelli dai miei occhi e ruggisco (benchè tirate la mia coda) i miei aspetti sono taglienti ed ho graffiato in profondità, la mia energia è forte e feroce ed il mio fastidio ha necessità di essere espresso. Benchè a volte delicata, io posso essere molto intensa. Una volta risvegliata sono difficile da escludere, sono sempre appropriata, sempre necessaria. Non provate ad eliminarmi, devo essere sentita… riconosciuta, sono Leonessa”.

Etichette: , , ,


4.11.09

 

Dall'Assemblea Nazionale di Bologna del 31/10


Il 25 Novembre è la giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne.

Dal 2007 noi donne, ragazze, femministe e lesbiche scendiamo in piazza, tante e unite, per denunciare una cultura e una politica sessiste, violente e degradanti.

L’ASSEMBLEA NAZIONALE di donne, femministe e lesbiche, tenuta a Bologna il 31 ottobre 2009, ha riconosciuto l’importanza e l’opportunità di farlo anche quest’anno e ha deciso di partecipare alla MANIFESTAZIONE NAZIONALE indetta a ROMA il 28 novembre e alla MANIFESTAZIONE indetta a MONTALTO DI CASTRO il 29 novembre.

La violenza maschile su donne e lesbiche ha molte facce e si esercita in molti luoghi, in casa innanzitutto, nelle strade, nel lavoro.

Sentiamo perciò la necessità di tornare in piazza e lo facciamo:

- ricordando che la maggior parte delle violenze avviene in famiglia e che le politiche familistiche la coprono e la favoriscono;

- combattendo una battaglia fondamentale, ma non scontata, per l'inviolabilità del corpo e la difesa della nostra integrità psicofisica;

- indignandoci perché a 30 anni da "Processo per stupro" siamo ancora noi e il nostro comportamento sotto accusa per le violenze che subiamo, come accade a Montalto di Castro e in processi a Bologna e altrove;

- individuando la violenza verso le lesbiche non solo come lesbofobia (fobia, cioè paura) ma come odio verso soggetti che si sottraggono all'eterosessualità obbligata;

-contrastando il diffondersi di una cultura sempre più violenta e machista che si accanisce contro chiunque non si adegui al modello di normalità, siano lesbiche, trans o omosessuali;

- rifiutando l'uso politico e commerciale del corpo delle donne;

- ricordando che l’espulsione delle donne dal mercato del lavoro e il loro confinamento nel precariato toglie indipendenza economica e autonomia;

- denunciando una violenza istituzionale che si manifesta nello scarso stanziamento di fondi ai centri antiviolenza, in sentenze sessiste, nella indifferenza per la violenza che avviene tra le mura domestiche, i cui colpevoli troppo spesso restano impuniti;

- riaffermando il principio di laicità e denunciando un patriarcato religioso che trova eco e sostegno in partiti e istituzioni;

- vigilando affinché nuovi e vecchi fascismi, che sempre hanno oppresso la donna richiamandola al suo ruolo di moglie e madre alle dipendenze dell’uomo, non si diffondano, azzerando memoria e libertà femminili;

- rifiutando il razzismo crescente che si manifesta nelle leggi, nei respingimenti di donne e uomini immigrati, nel rifiuto dello status di rifugiato per persecuzioni di genere, negli abusi e violenze, soprattutto verso donne, dentro i Centri di Identificazione ed Espulsione;

- contrastando la logica della paura e dicendo no tanto agli stupratori quanto alle ronde dei giustizieri;

DICIAMO STOP AL FEMMINICIDIO

per dire basta a ogni violenza fisica, psicologica, economica nei confronti delle donne e lesbiche, e per dire basta alla loro strumentalizzazione ed esclusione dallo spazio pubblico, politico, mediatico, istituzionale.

Riconoscendo il lavoro della Rete Sommosse e le varie e diverse pratiche delle singole donne, delle associazioni e dei gruppi presenti, le donne, femministe e lesbiche dell’Assemblea nazionale invitano tutte a manifestare a Roma e a Montalto di Castro ed a portare in piazza ed in ogni dove, continue ed instancabili, rabbia indignazione forza e intelligenza per contrastare chi vuole impoverire e controllare le nostre vite per arricchire le proprie.

Bologna, 31 ottobre 2009

Etichette: , , , , , , , , ,


12.10.09

 

Circolo femminista DonnaProletaria

17 ottobre 2009, inaugurazione del Circolo femminista DonnaProletaria

Ore 15.00, via Stadera 12, Milano

...perché noi tutte ci siamo conosciute in internet, lanciando segnali e messaggi che sono stati ricevuti perché eravamo sintonizzate sullo stesso ‘ricettore'.

Perché facciamo parte della "specie politica comunista e femminista", di quel brodo di coltura, cioè di quel movimento reale che è il comunismo, questo feto nel grembo del capitalismo, che cresce e che noi, da buone levatrici, vorremmo far nascere al più presto. Ma per nascere ci vogliono 9 mesi!

In quest'epoca di transizione in cui casualmente ci è dato di esistere, col nostro bisogno di ‘comunismo'...

Comunanza, vicinanza di intenti e sostegno, sono le uniche cose gradite.

Ti aspettiamo!

Tel: 3299754906

mailto: donnaproletaria@gmail.it
----------------

Care compagne, propongo queste 8 tesi, a tutte coloro che vogliono aderire alla costituzione del circolo femminista di Milano, nel quartiere Stadera. Le tesi sono l'abc del nostro femminismo, il punto di partenza e di condivisione.

1) La violenza maschilista è la forma storica, in cui la crisi attuale del capitalismo si abbatte su noi donne. Tale violenza è fatta dal maschio per contrastare l’Autonomia femminile, il cui sviluppo farebbe precipitare la crisi della famiglia e della coppia, che si regge sulla la divisione sessuale del lavoro (ruoli) e sull'impalcatura patriarcal-capitalista, che garantisce al maschio, in quanto tale, forme di dominio sulla donna.

2) Ogni patriarcato, compreso quello capitalista, assegna al maschio in quanto genere dominante, un ruolo prevalente e di potere sulle donne. In qualsiasi classe la donna, è - di regola - inferiore all’uomo. La donna lavoratrice, in quanto salariata del capitale e serva nella domesticità (lavoro di cura gratis), soffre sia lo sfruttamento che l’oppressione. Se è di colore diverso dal ‘bianco’ soffre anche una forma particolare di oppressione, legata al suo sesso e alla 'razza' (sessismo razzista)

3) Il separatismo – storicamente – è stata l'unica organizzazione di lotta che le donne potevano darsi poichè discriminate dal sesso maschile per millenni. Da forma di opposizione, il separatismo si è fatto denuncia e forma di lotta organizzata in cui le donne hanno preso coscienza della loro inferiorizzazione.
   La ' seconda ondata' femminista (anni ’70) è il passaggio dalla lotta per l'emancipazione femminile alla lotta per l'Autonomia, un processo storico conflittuale col Maschile e col Capitale, ancora in corso, reso sempre più acuto e violento dall'acuirsi della crisi economica. Mettere in dubbio, osteggiare o credere che il 'separatismo' sia 'nocivo' al movimento delle donne, significa negare al sesso femminile oppresso una propria capacità di lotta o renderla ausiliaria a lotte ritenute più 'generali' e importanti che la 'liberazione' di metà del genere umano.
   In questa concezione, confluiscono razzismo, senso di superiorità maschile e autoritarismo patriarcale. Il separatismo è giusto e necessario ancor di più nel nostro periodo storico, in cui, mentre il proletariato si erge a soggetto della Storia, le forze che si richiamano al socialismo, considerano la nostra causa sempre in sottordine al 'problema di classe'.

4) La questione femminile riguarda tutte le donne, in quanto tali, perchè la donna come essere umano fu la prima a cadere in servitù e fu schiava prima che lo schiavo esistesse. Le donne di potere e borghesi sono tali in virtù della classe cui appartengono, non in quanto esseri sessuati femminili. In quanto tali, non stanno sullo stesso piano della loro controparte maschile ( si veda il 'caso' Lario/Berlusconi).

5) La donna proletaria è costretta, per la sua posizione economico-sociale nella scala più bassa della gerarchia sociale, ad una lotta di classe all'interno del genere (contro le borghesi) e ad una lotta di genere all’interno della classe, in quanto proprio nella classe proletaria, la discriminazione contro di lei assume le forme più odiose e crudeli.

6) Gli antagonismi e le divisioni non sono ‘creazioni della borghesia' (essa le sfrutta) ma derivano dalla divisione della società in classi e dei due sessi in ‘genere’. Il ‘genere’ è la struttura ideologica-culturale in cui si cristallizza, nella società di classe, l'inferiorità sociale della donna. Il binomio economico-ideologico su cui è costruita l'inferiorizzazione della donna è il patriarcato, il cui archetipo è la proprietà di una donna, da parte di un uomo.

7) La ‘sinistra' parlamentare e 'anti-parlamentare', sulla violenza maschilista non dice una sillaba che stia in piedi. Tra il meta-linguaggio della ‘violenza del capitale’ e il meta-linguaggio della cronaca sugli accoppamenti delle donne, non c'è differenza. Il raptus dell’assassino non è meno astratto della ‘violenza del capitale'.
   La violenza la fa l’uomo e non per interposta identità, il Capitale. Secondo la teoria della ‘cinghia di trasmissione‘ delle sopraffazioni, non si arriva mai al principio della violenza contro la donna.

8) Da Platone ai nostri giorni, il maschio è il sesso egemone della politica. Le donne nelle formazioni di ‘sinistra’ furono e sono intruppate in ‘classi differenziali’ (commissioni femminili ) per l’intelligenza diversa, non inferiore, forse eguale, ma che non si sa esprimere e deve essere etero-diretta e ‘istruita’ dal maschile, cui spetta il monopolio delle conoscenze nel 'partito-linea-scienza-educatore'. Molte donne sono inquadrate anche in base ad una rigida divisione dei ruoli all'interno di tali gruppi. Il sessimo politico imperante, quando non riesce a trasformarle in badanti dello 'zoo domestico del militante' (mogli dei mariti, amanti dei leader, madri di progenie rivoluzionaria) assegna loro ruoli di manovalanza (angeli del computer, lucciole della diffusione, api operose di 'cene sociali', mendiche alla caccia di 'sottoscrizioni' ecc) .
   Le più ribelli non potendo più fuggire volontarie in Africa o in India, come le sorelle degli anni '70, né ritirarsi in qualche convento a meditare sulla ‘differenza’, bollate di sindrome dissociativa e di 'parafrenismo politico' spesso, per 'resistere' in tali partiti maschili, devono darsi al Prozac.

Grazie, un abbraccio, emma.

Etichette: , , ,


18.5.09

 

Liberare i palchi!


Sabato 16 maggio, al Lingotto di Torino, Rinaldini segretario Fiom, inciampato in un cavo del microfono, è piombato giù dal palco. "Macchè - va urlando Rinaldini - non son caduto da solo, è stato un 'gruppo teppistico targato Slai-Cobas' a scaraventarmi giù, un gruppo di 85 operai Fiat, tra quei 316 'confinati' a Nola, la cui deportazione è stata siglata anche da Fiom." Vero o non vero, sta di fatto che, umiliato e offeso, ha fatto fagotto sotto una marea di fischi e insulti. "Me la lego al dito" ha dichiarato, sorretto dalle condoglianze della destra e della 'sinistra', il Manifesto compreso (art. del 19/5 a firma Loris Campetti). (Riceviamo e pubblichiamo)

Perchè Rinaldini se la prende tanto con gli operai Fiat dello Slai-Cobas e non con la sua cattiva memoria? Sono due anni che NOI DONNE abbiamo lanciato la 'moda' di 'liberare i palchi', dal quel 24 novembre 2007, quando a Roma in 150 mila contro la violenza maschile , abbiamo scaraventato giù dal palco le 'parlamentari' che lo avevano indebitamente occupato. E nell'aprile bolognese del 2008, non si ricorda Rinaldini, che a suon di ortaggi, pomodori e miracolosi oggetti piovuti dal cielo, Giuliano Ferrara e i suoi 'compagni di merenda' che spacciavano la criminalizzazione dell'aborto per campagna elettorale, son dovuti sloggiare dal palco e ritirarsi a parlare nelle parrocchie? Perchè prendersela così tanto, dunque, non è ovvio che anche gli operai , desiderosi di novità, abbiano abbracciato pure loro la 'moda' di liberare i palchi e ri-prendersi la parola? Riprendersi la parola per rispedire al mittente, la FIAT, il 'riposizionamento produttivo dell'azienda' che comporta con la concentrazione di capitale Crysler-Opel, la chiusura delle fabbriche, la rottamazione di decine di migliaia di operai, la riduzione del salario al di sotto del suo valore e per chi rimane al lavoro, super-sfruttamento. Per rispedire al mittente 'l'azionariato sociale', con cui la Fiat vorrebbe suddividere le sue perdite riversandole sui lavoratori. Per far capire che con gli operai non si scherza!

Come non scherziamo noi donne, che da oggi abbiamo un qualcosa in più che l'oppressione, ad unirci alla classe operaia e a tutti gli oppressi, la 'moda' di 'liberare i palchi' e la 'moda' di liberarci dal Capitale e dalla sua violenza statale!

Circolo femminista donnaproletaria, via Stadera, 12 - Milano, 18/5/09

Etichette: ,


This page is powered by Blogger. Isn't yours?

"La donna libera dall’uomo, tutti e due liberi dal Capitale"

(Camilla Ravera - L’Ordine Nuovo, 1921)

--------------------------------------

Sciopero generale, subito!

Stop agli omicidi del profitto! Blocchiamo per un giorno ogni attività. Fermiamo la mano assassina del capitale. Organizziamoci nei posti di lavoro in comitati autonomi operai con funzioni ispettive. Vogliamo uscire di casa... e tornarci!

--------------------------------------