7.3.08

 

Aumentano gli infortuni (anche) tra le donne


Ogni anno 120 lavoratrici perdono la vita, in pratica una ogni tre giorni. Il fenomeno è in ascesa tra le lavoratrici, in parte perché è aumentato il tasso di occupazione femminile, ma anche per il sempre più frequente ingresso delle donne in settori lavorativi ad alto rischio di infortuni e malattie da lavoro.Per quanto riguarda il dato complessivo degli infortuni nei diversi settori, nel solo triennio 2003-2005 le donne vittime di incidenti sono state il 24,5 per cento del totale (228 mila casi su 934 mila).

Questi i dati dell'Inail, resi noti oggi dall'Inca Cgil nel corso di un convegno sull'8 marzo. Anche nel settore industriale, dove le donne rappresentano solo il 23 per cento del totale degli occupati, la quota degli incidenti è comunque significativa (10,4 per cento). Come spesso accade, i dati territoriali segnano delle differenze significative. In Italia centrale si registra la più alta percentuale degli infortuni subiti da donne (27,1 per cento). Seguono le regioni del Nord (24,5) e del Mezzogiorno (21,4 ). Riguardo all'età, gli infortuni sono frequenti soprattutto tra le lavoratrici comprese tra 26 e 49 anni. L'Inca riporta anche i dati sulle malattie professionali: ogni anno ne vengono denunciati all'Inail circa 26 mila casi e le donne, con quasi 6 mila denunce annuali, raggiungono il 21,8 per cento del totale. È il settore agricolo quello con la più alta presenza di malattie professionali al femminile: le più frequenti sono tendiniti e sindrome del tunnel carpale (per gli uomini sono invece sordità e malattie dell'apparato respiratorio). In crescita anche gli infortuni delle lavoratrici straniere, che dal 2001 al 2004 sono raddoppiati, passando da 10 mila a 20 mila.

Secondo i dati del patronato, circa il 40 per cento delle donne infortunate smette di lavorare dopo avere subito un infortunio: 'Troppo spesso le donne, pur restando al lavoro, vengono adibite a mansioni non del tutto compatibili con la menomazione subita, esposte a un lavoro faticoso non sempre eseguibile. Soltanto il 3,8 per cento delle donne disabili trovano una giusta collocazione'. Sulle donne, sottolinea il patronato, ricadono doppiamente le conseguenze di un infortunio perché 'viene gravemente compromesso l’equilibrio relazionale del nucleo familiare sia al proprio interno sia nel contesto sociale'. Afferma ancora l'Inca: “Sono significativi i dati di una recente indagine a campione condotta dall’Amnil, dalla quale emerge che una donna su cinque in media viene abbandonata del compagno dopo l'infortunio. E, nel periodo successivo, oltre 6 su 10 delle donne intervistate con una età inferiore ai 50 anni si è separata'.

Durante il convegno, l'Inca Cgil ha poi elencato alcune proposte per una migliore tutela: riconoscere il diritto anche alle coppie di fatto all’indennizzo Inail; garantire ai figli minori e studenti la stessa percentuale di rendita Inail prevista per il coniuge superstite (50 per cento); assicurare che l’indennizzo Inail non sia inferiore alla retribuzione del lavoratore o della lavoratrice deceduto per un incidente sul lavoro; aumentare il fondo nazionale per le vittime nei luoghi di lavoro che attualmente ha una dotazione finanziaria di 2,5 milioni di euro. “Una cifra – afferma il patronato - che basta a malapena ad assicurare a ciascuna vittima sul lavoro una 'una tantum' che va da 1.500 a un massimo di 2500 euro in base alla composizione del nucleo familiare”. Ultima proposta: in caso di gravi incidenti domestici, assicurare alla lavoratrice che il periodo di malattia non incida ai fini della conservazione del posto di lavoro.

(Rassegna.it, 07/03/2008)

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